Atto primo: Hamburguesa alla provenzale

Sono seduto ad un tavolino all’aperto di un bar di Antibes ed in questa mattinata soleggiata ma ancora piuttosto fredda mi chiedo se non sia giusto cercare di dare un senso a tutto questo viaggio.
L’obiettivo di raggiungere Finisterre è puramente simbolico, anche perché lì non ho poi nessun appuntamento e non devo incontrare nessuno. Volevo solo darmi un obiettivo, quantomeno per potermi svegliare la mattina senza dover ogni volta chiedermi che direzione prendere..
C’è poi la questione della conchiglia. Devo ridare al mare una conchiglia che gli è stata sottratta parecchi anni fa, una sorta di “restituzione”, o di “chiusura del cerchio” come piace dire a me.
Voglio però sforzarmi, voglio cercare di dare un senso più profondo a tutti questi chilometri in scatola (la Panda è lontana e non ci sta sentendo..), e allora sorseggiando questo caffè che ormai è quasi diventato freddo, decido che quest’esperienza servirà a ricordarmi una cosa molto importante che dovrò tenere a mente anche nei futuri momenti di sconforto, e cioè che nel mondo c’è molto più bene che male!
A volte ce ne dimentichiamo, o non ci sembra possibile.. ma se ciò accade, è solo perché il male fa molto più rumore. È come un temporale estivo che scoppia in un fantastico cielo d’agosto. Arriva improvviso e si scatena creando un gran disordine e rompendo la quiete della giornata.
Il bene è invece una brezza primaverile che accarezza le giovani foglie senza fare il minimo rumore. È costante, ma non la nota nessuno.
In tutto questo discorso c’è un miracolo che tramite couchsurfing ogni volta si rinnova. Il miracolo dell’ospitalità e della condivisione.
Un paio di giorni fa ho mandato qualche richiesta a persone qui della zona e tra le varie risposte c’è stata quella di Laura, una ragazza messicana che da poco più di due anni vive a Villeneuve-Loubet con suo marito Antonio.
Mi ha accolto come fossimo stati amici d’infanzia e mi ha cucinato la sua specialità: “Hamburguesa de garbanzos” (che poi sarebbero i ceci..). Abbiamo parlato tutta la sera del suo amore per la terra e dei frutti che essa ci dà, del suo corso di botanica e dei suoi viaggi attorno al mondo e di come in uno di questi, quando si trovava in Montenegro, ha conosciuto Antonio.
Col passare delle mezz’ore la confidenza è aumentata e lentamente mi sono permesso di toccare argomenti più antipatici, come quello del famoso muro che qualcuno vorrebbe costruire a ridosso del suo Paese e lei, sorprendendomi, mi ha dato una risposta che difficilmente mi sarei aspettato:
“Forse il muro non sarà il peggiore dei mali se ci insegnerà a rimboccarci le maniche ed a smettere di essere così dipendenti dagli Stati Uniti. In ogni caso non voglio incanalare le mie energie nell’odio. Non voglio porre attenzione a quello che non mi piace”.

Il colmo di tutta questa storia?
Questa mattina, dopo averla accompagnata al suo corso di botanica, mi ha ringraziato per essere stato io da lei!

Venendo qui ad Antibes, anche se i finestrini della Panda erano chiusi, mi sembrava di avvertire una leggera brezza nell’abitacolo..

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